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Avventura numero 44 - Referendum



Egidio manco sapeva che ce stavano i referendum.
Oddio, a sapeccelo ce lo sapeva benissimo, ma tanto nun ne parlava
nessuno, e poi macchisenefrega, tanto e' tutto un magna magna, e poi pe'
anna' a vota' o te rovinavi la domenica prefestiva o dovevi piglia' un
mezzo permesso al lavoro, e a Egidio guai a toccaje er lavoro, era un
lavoratore Eggidio, e quindi tantomeno la domenica je potevi scassa' la
fodera riproduttiva.

La domenica era sacra sia d'inverno che d'estate, sia cor sole che colla
pioggia, sia cor portafojo pieno a inizio mese che a saccocce vote
intorno alla terza settimana. E se da settembre a maggio ce stava er
campionato a teneje compagnia, nei mesi caldi niente, manco la terza
guerra mondiale, avrebbero potuto rovinare il suo programmino domenicale:
sveja antelucana, cappuccino e cornetto veloce e via de corsa
sull'Aurelia prima dei poltroni che l'avrebbero infestata e impestata per
ore per raggiungere l'agognata meta.
Agognata meta costituita da un angoletto ben ventilato sulla spiaggia di Focene, Corriere dello Sport e l'imprescindibile Calciomercato come diversivi al suo hobby preferito, il tits watching, ossia la spizzata delle tettone dai 18 ai 90 anni in
topless piu' o meno improbabili.
E fu cosi' che, in barba agli appelli disperati dei comitati promotori
dei quattro referendum del 12 e 13 giugno 2011, la domenica mattina
Egidio senza fare una piega si ritrovo' spaparanzato sul suo lettino
pieghevole, unto come un sottaceto di crema protettiva, occhiale a
specchio tattico, brezza piacevole e grattata furtiva agli zebbedei ogni
qual volta fosse necessaria.
Sara' stata la pochezza delle notizie sportive, tutte incentrate sui
recenti scandali di Calciopoli 2, sara' stata l'ora mattutina che ancora
non offriva un panorama di tette al vento degno di attenzione, ma ad un
certo punto le palpebre di Egidio fecero come le mutanne delle Olgettine,
calando pesantemente dietro l'occhiale a specchio.
Non si sa bene cosa lo risveglio', ma Egidio spalanco' gli occhi di
soprassalto. Un'incredibile arsura gli attanagliava la gola, arida secca
e polverosa, mentre rivoli di sudore gli scorrevano lungo tutto il
corpicione. Ancora intontito dalla pennica mattutina, Egidio
abbandono'malvolentieri il suo giaciglio e si diresse verso il
prospiciente nasone per farsi una sonora bevuta. Spinse il bottone, ma
non usciva nemmeno una goccia. Cazzo erano anni che l'acqua di quel
nasone usciva copiosa e fresca, una manna per la gola e per il
portafogli, e proprio ora faceva cilecca? Fu allora che Egidio noto' il
cartello. Non c'era mai stato quel cartello, eppure oggi c'era, bordato
di azzurro e incoccardato tricolore: "Informiamo l'utenza che la societa'
Pincopallo snc, titolare del servizio idrico della provincia di Roma, ha
sospeso il servizio idrico degli erogatori. Il servizio verra'
ripristinato a partire dal 1 Agosto 2011. I nuovi erogatori consentiranno
il prelievo di cl. 25 di acqua potabile a fronte del pagamento di 0,70
euro da effettuarsi mediante apposito sistema a gettoniera. Ci scusiamo
per il disagio e vi auguriamo buone vacanze!"
Incredulo, Egidio decise di andare un paio di chilometri piu' il la',
dove sapeva esserci un altro nasone. E poi ancora due chilometri, e poi
due chilometri ancora. Niente. Su tutte le fontanelle, immancabilmente
asciutte, campeggiava lo stesso avviso. Ormai distrutto dalla sete,
ringrazio' il cielo di aver portato con se' il marsupio, e si diresse al
chiosco piu' vicino, dove a malincuore dovette sborsare 3 euro per una
bottiglietta da 50cl di Acqua Pincopallo.
Mentre tornava verso il proprio posticino al fresco, deciso a non farsi
rovinare la giornata dall'incresciosissimo episodio, Egidio noto' (ma
come aveva fatto a non accorgersene prima?)un'ampia zona recintata al di
la' della strada sterrata che costeggiava il litorale. Enormi gru
torreggiavano tutta l'area protetta, e a dispetto della giornata festiva
venivano ammassate enormi strutture in cemento armato. Il fragore delle
attivita' ormai copriva non solo il piacevole rumore del mare, ma anche
lo stridio dei radioni da spiaggia, le urla delle madri in topless verso
i propri pargoli frignanti, e il richiamo dei venditori di coccofresco
coccobbello. Dall'enorme cantiere un rigagnolo di materiale indefinito
scorreva, lui placido e silente, sotto la strada sterrata, e attraverso
un bocchettone solcava le dune sabbiosee si gettava, col suo colore
orrendo, in mare.
Scosso da tanto scempio, Egidio si avvicino' al cancello principale del
cantiere, presidiato da una guardia armata senza un filo di sudore
nonostante la divisa d'ordinanza, il cui cartellino riportava il
pomposissimo nome di Hermann.
"Mi scusi, ma che cosa e' 'sta roba?" chiese con un filo di voce Egidio.
Hermann lo squadro' dall'alto in basso, poi cerco' di liquidarlo con un
cenno svogliato della mano. Egidio senti' salire un bolo d'acidita' su
per il canale esofageo, forse dovuto all'acqua Pincopallo, o molto piu'
probabilmente dall'attegiamento del piantone.
"Senta signor Hermann, io ho chiesto solo informazioni su cosa state
facendo qui, con molta cortesia e gentilezza mi pare, non vedo perche'
lei non voglia rispondermi nello stesso modo..."
"Non li legge i giornali? Qui sorgera' la prima Centrale a Energia
nucleare del Lazio. Contento? Ora circolare, si vada a fare un bagnetto
che fa caldo, lei che puo'" rispose Hermann, infastidito.
"Come cazz... come la prima centrale nucleare... ma che se fanno le
centrali nucleari sulla spiaggia adesso... ma chi cazzo l'ha decisa sta
cosa, ma come je po' esse venuta in mente... ma nun lo vede che sto
piccolo paradiso alle porte de Roma gia' che fate appena appena i lavori
e' irrimediabilmente rovinato... tutto sto rumore, quella fogna a cielo
aperto... io nun capisco..." balbetto' Egidio. "E tu nun devi da capi' un
cazzo, devi solo che da annattene da 'nantra parte se qui nun ce stai
bene, e nun rompe li cojoni!' lo liquido' Hermann.
Ora, Egidio era una pasta d'uomo ma cosi' nun ce lo aveva trattato manco
la prima moje che pure ce aveva provato e infatti erano divorziati.
Si lancio' come una furia su Hermann, lo prese per il colletto e lo
rialzo' di 15 centimetri da terra, e gli sputazzo' in faccia, come un
cane arrabbiato:" Adesso me fai parla' cor capocantiere che io vojo vede
tutti li permessi che c'hanno pe' fa' sto macello, hai capito, teutonico
del cazzo? Avanti, porteme dar capo tuo e pure subito..."
Fu in quel momento che dalla porticina di fianco alla garitta spuntarono
tanti Hermann, un nugolo di Hermann, magara nun se chiamavano Hermann, ma
erano tutti uguali. Separarono Egidio dal collega, poi lo ammanettarono e
lo sbatterono in uno sgabuzzino all'interno del cantiere. "Adesso te
portamo ar gabbio, e siccome nun te poi appella' ar leggittimo
impedimento, che tu nun sei nessuno e nun conti un cazzo, vai davanti ar
giudice e te becchi un par d'anni de galera, stronzo!" l'apostrofo' il
capo delle guardie.

Egidio comincio' ad urlare, un urlo acuto, perforante, che lacero' l'aria
e supero' il rumore del mare, delle madri tettone, dei pargoli giocosi,
dei venditori di coccofresco coccobello e dei lavori di costruzione nel
cantiere.

Fu quell'urlo che lo risveglio', stavolta si' assetato e madido di
sudore, dal pisolino in riva al mare.
Egidio schizzo' fuori dalla sedia pieghevole, corse al nasone e si
rimpinzo' d'acqua corrente come un cammello. Controllo' l'orologio, non
era ancora mezzogiorno, sull'Aurelia il traffico di rientro non sarebbe
stato ancora che una lontana minaccia.

Dopo un'ora, in una impresentabile tenuta con occhiali a specchio,
bermuda e corriere dello sport stropicciato, Egidio era presso il suo
seggio elettorale.

Il voto e' segreto, ma pare che Egidio vergo' con forza la sua scelta sui
4 SI dei quesiti referendari.

Avventura numero 43 -- Virus dei nostri tempi #4




La primavera e' una staggione e questo ce lo sanno pure i serci.
Ma i recenti studi empirici portati avanti da un gruppo de studiosi de Roma Nord e zone limitrofe, hanno dato luogo ad una scoperta ai limiti dell'incredibbile: la primavera e' un virus, e de quelli cattivi pure.

La primavera e' uno dei virus piu' democratici che esiste: nun je ne frega gnente si sei bianco o nero, lazziale o romanista, si voti Berlusconi e te vergogni, si invece voti Bersani e te vergoni uguale; tanto piu' se ne fotte si sei omo o donna, e si te piace l'osso der presciutto o la passera panata.

Pero' er virusse distingue benissimo tra er sesso femminile e quello maschile, e siccome nun je schifa gnente, se pecca soltanto de infettalli entrambi dando pero' luogo a sintomi completamente differenti.

Ma come se contrae la malattia?
Er virus se diffonne senza alcun contatto fisico, attraverso l'aria che respiramo. E' aerobbico insomma, anche se la ginnastica nun c'entra proprio gnente.

Er virus attecchisce sotto mentite spoje e nun se riesce a riconosce manco si fai due TAC e du' endoscopie ar giorno, supposto che riesci ad ave' un appuntamento presso le strutture convenzionate entro la data der compimento der 90mo anno de eta'.

Andiamo allora ad esaminare come se riconoscono i sintomi nei due generi umani, partendo per cavalleria da quello femminile.

La femmina umana, nun appena scatta l'ora solare, le giornate se allungheno e le temperature se intiepidiscono, viene immediatamente attaccata dar virus e in men che nun se dica subbisce una trasformazione antropomorfa che i botanici chiamano "e' primavera, spuntano le zinnie".
In effetti, rimosso er majone fatto dalla nonna coi ferri der 15 tipicamente a treccioni verticali, e indossata una piu' morbida e leggera majettina de flanella, ecco che la femmina umana subisce un duplice rigonfiamento che probabilmente ce stava pure prima, ma che una vorta che er virusse attacca diventa improvvisamente una infiorescenza esplosiva che di fatto concentra l'attenzione altrui dallo sguardo intelliggente e incorniciato da un par de occhialetti da dottore, ar gonfiore bilaterale che se trova a meta' tronco.
La femmina pure diventa improvvisamente conscia dell'infiorescenza primaverile e comincia ad abbandonare la malcelata timidezza assumendo un atteggiamento sornione e (falsamente) ignaro.
Altro sintomo inequivocabbile del virus e' l'allungamento e l'affusolamento degli arti inferiori, l'aumento della altezza dei tacchi delle scarpe e l'accorciamento delle gonne.
E' in questo periodo che nelle aziende di tutte le dimensioni fioccano le promozioni alle iscritte nelle quote rosa, e aumenta vertiginosamente il numero delle collaboratrici a co.co.co e delle stagiste.

Si evince quindi che l'effetto del virus primavera sul genere femminile e' indubbiamente benigno, anche se non nasconde qualche effetto indesiderato, tipo mani al culo e apprezzamenti da bettola di periferia, ma tant'e'...

Ben diverso e' l'approccio del virus al soggetto di sesso maschile.
Il primo impatto del virus e' significativo e devastante, in quanto trova il soggetto impreparato e reduce dai bagordi invernali, tipicamente a base di amatriciane e carbonare generosamente innaffiate da novello al butano. Il virus nun je ne po' frega' di meno e se impianta ner cervello ospite in maniera maligna.
Nelle prime settimane de malattia il malcapitato cerca di curarsi cor metodo della nonna: corsette alle 5 de mattina imbustati in vecchi shoppers come una ciriola colla porchetta, salubri insalatine senz'olio, imbarazzanti maglioni invernali a coprire il residuato bellico della guerra invernale.
Il frigorifero, accuratamente protetto da password muliebre ad alta sicurezza, diventa un simulacro degno de Tchestokova, solo che invece de immagini sacre, gli inesorabili magneti coi pesci de Nemo mantengono appeso l'obiettivo minimo, rappresentato nell'immaginario illusorio della moglie dalle foto di Raul Bova a torso nudo.
A questo periodo infernale anche dal punto di vista dell'autostima, contribuisce in maniera decisiva anche la contemporanea infezione della partner e delle colleghe d'ufficio, nonche' di tutto il genere femminile che a vario titolo il soggetto infetto incontra nel corso della giornata.
Infatti il maschio, gia' di per se incline all'accoppiamento senza discriminazione alcuna, fatta salva l'attivita' polmonare, subisce in maniera traumatica i sintomi della femmina, con abbassamento immediato delle proprie difese immunitarie e innalzamento altrettanto immediato dell'apparato riproduttore. Le condizioni ancora precarie dei suoi addominali pero' frustrano pressoche' ogni tentativo di approccio,
aumentando il senso (ma solo quello) di inadeguatezza ed impotenza e il disperato bisogno di rifugio, per certi versi salvifico, nel primo Mac Donald sulla strada di casa.
Dopo aver sperperato in un battibaleno giorni di passione innaffiandoli con generose dosi di majonese e ketchup, l'ammalato maschile trova finalmente sollievo nell'unico rimedio possibile al virus: le ultime decisive giornate del Campionato Italiano di Calcio.

Per fortuna (o sfortuna) sia degli uomini che delle donne, il virus patisce i climi freddi e piovosi. Bastera' quindi attendere il ritorno delle giornate uggiose, per vedere, finalmente, appassire le zinnie...

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