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Avventura numero 6 -- Nicola e Marzia --

L'aveva sposata per milioni di ragioni.


Innanzitutto, perché era una ragazza che per certi versi sembrava d'altri tempi.La passione con cui Marzia aiutava la madre a cucinare preziosi manicaretti, a pulire puntualmente la casa e a sbrigare alcune piccole ma noiose commissioni, il suo attaccamento per la famiglia, l'amore per il Natale e per i compleanni, avevano prospettato fin dai primi anni del loro eterno fidanzamento una vita da focolare acceso e Vecchia Romagna Etichetta Nera che a Nicola non dispiaceva affatto.

Marzia non era una bellezza da rotocalco, e non sprizzava sex appeal da tutti i pori come Jenna Jameson, ma quando si conciava un pò faceva la sua porca figura, e seppure non fosse una allupata ninfomane, si era rivelata una partner sessuale di rango, anche se per scaldarla un pò ci volevano parecchie moine e circumnavigazioni loffie.

Certo, una certa irrequietezza esistenziale Marzia l'aveva sempre manifestata, soprattutto nei torridi weekend di Luglio, in occasione delle festività pasquali e dei ponti vacanzieri; in queste occasioni, infatti, non c'era mai stato verso di farle capire che andare a Fregene partendo alle 11 di mattina - con due sporte di generi alimentari, una Sansonite da volo transoceanico per contenere costumi di ricambio e accappatoi da mare, un radione multiCD con a corredo l'intera discografia funky e hip-jop piratata scaricandola da Internet, alcune decine dei tradizionali giochi da bagnasciuga stipati non si sa perché in una miriade di mini shoppers da prodotti erboristici e quindi praticamente intrasportabili se non facendo un numero infinito di viaggi per caricare e scaricare e ricaricare e riscaricare la macchina (tipiche operazioni da maschietto mentre lei comincia i preparativi eterni per la protezione anti hacker dai raggi solati, la predisposizione di una crocchia dall'architettura neogotica perché altrimenti non si scotta il collo, l'assunzione da overdose di massicce quantità di betacarotene nei più diversi formati, controllo metodico che qualche pelo superfluo o fuori ordinanza non sia sfuggito alla meticolosa operazione stile distruggiamo la foresta amazzonica col napalm fatta la sera prima mentre Nicola cercava disperatamente di entrare in bagno per potersi liberare dalle inevitabili conseguenze della pasta e fagioli riscaldata che poi fredda è più buona che dico, è pure mejo assai), giochi tra l'altro di incomprensibile utilità visto che con le 20 persone a metroquadro stipate sul bagnasciuga e pure sulle passerelle in schegge di multistrato per fachiri non si poteva nemmeno giocare a briscola senza tatuare l'asso di bastoni sulle chiappe della matrona in tanga e panino alle melanzane sott'olio che si abbrustoliva lì vicino - non era proprio la cosa più intelligente del mondo.

L'immancabile pranzetto al ristorante sulla spiaggia a base di spaghetti alle vongole 4 Salti in padella, frittura di paranza scongelata e ricongelata più volte, patatine stick Crick e Crock camuffate da frittura originale in olio extravergine di sugna, il tutto annaffiato da un vinello della Casa (di Cura e Igiene Mentale) con un retrogusto ottanico e un afrore da polimero insaturo, e un conto su carta serigrafata a quadretti Quablock da Inchiesta Mani Pulite in cui il numero degli zeri lasciava forti dubbi sull'unità di valuta in cui era stato emesso (Nicola era sempre tentato di passare prima al cambio di Via Veneto per acquistare delle volgarissime rupie indiane per vedere se riusciva a passarle per euri) era poi solo la testa di ponte verso un inutile pomeriggio di bagnetti a rischio epidemia, inevitabile sonnolenza stile coitus interruptus vista la caciara generale, e soprattutto i disperati trecento tentativi immediatamente frustrati di rientrare a casa prima delle 4 per non restare imbalsamati a Torre in Pietra, cosa che puntualmente avveniva quando, alle ore 7 in punto, si raccattava tutto quello che si era cercato di utilizzare nel corso della giornata, si cercava invano di rimettere negli stessi contenitori utilizzati all'andata, si facevano 30 km di jogging per portare tutto dentro la Multipla torrida e impolverata, mentre Marzia era impegnata nel'arduo compito di destrutturare l'architettura dei capelli, idratare adeguatamente la pelle arrossata con ettolitri di sugo di latte di mallo di noce importato direttamente dalle isole Vergini e marchiato indelebilmente Made in Naples, si ritoccava il trucco con uno specchietto di 1 cm per 1 cm e nel frattempo contribuiva alla causa comune con le disposizioni del caso.

Tutti questi turbinosi pensieri si accavallavano nella mente di Nicola mentre, in procinto sorpassare a destra un Ape 50 che si era piazzata in corsia di sorpasso assieme ad un gruppo di ciclisti ultranovantenni che erano partiti la mattina presto per la consueta sgambata domenicale sulla pista ciclabile GRA, cercava disperatamente di guadagnare la fatidica rampa di uscita di via del Pescaccio e di lì raggiungere le tanto agognate mura domestiche.

"Te sei divertito, Nicò?" esordì Marzia.

"Si, Mà sò stato bene".

L'espressione di Marzia, alla risposta laconica e svogliata di Nicola, divenne improvvisamente bellicosa:"E allora perché nu parli, me pare de viaggià con un tassinaro sordomuto e prescioloso, nun hai spiccicato parola pè tutto er viaggio e hai guidato come un pazzo, ma ce lo sai che a fà così te leveno li punti da la patente e te li cambieno con quelli der Pronto Soccorso der Pertini, e poi fossi da solo, si nun te ne sei accorto ce sò pure io e a me de rimanè invalida al 100% e fatte pijà l'accompagno pè portamme ar cesso nun è che me va tanto".

I resti di un calamaro improbabile si affacciarono alla bocca dello stomaco di Nicola, cui tutto mancava fuorhè una discussione fuori ordinanza al termine di una giornata da Apocalypse Now, ma riuscì a respingerlo verso il proprio destino, a implementare una respirazione trascendente imparata al corso de Yoga aziendale, e a mantenere il proprio tono di voce il più neutrale e accondiscendente possibbile: "A Mà, te lo ripeto, sò stato benissimo cò te, sarà che magara sò un friccichello stanco, lo sai er sole, la gente, er traffico..."

"Ah si, sei stanco, però quanno te arintani pè tutta la domenica in Curva nord cò 20mila scarmanati delinquenti lazziali fracichi ar freddo ar gelo a la pioggia e a la neve, pè poi mettece 3 ore pè tornà a casa cor traffico che ce sta pè uscì da Ponte Mirvio nun te stanchi, anzi chiacchieri, canti, balli, bestemmi, smadonni, telefoni a Plastino pè dije quanto è fico DiCanio che se crede Benito, organizzi li sittinne pè nun fà pagà li buffi a Lotito, prenoti li ciarter pè annà in Slovenia pè la Coppanunsocche, allora nun sei stanco, a Nicò.. tu sei stanco de stà cò me, nun ciai li stessi interessi mia, si vieni quarche vorta ar mare pare che te porto a fà la via crucisse, si annamo a pranzo da mi madre te vengheno le coliche preventive, quanno festeggiamo er compleanno de la cognata de la moje de mi cuggino ciai li turni domenicali in ufficio... sò stufa a Nicò, sò stufa!"

Una patatina stick risalì vorticosamente er canale aortico intrisa de vinello poliacetilenico, e Nicola quasi si strozzò per ricacciarla nell'inferno ulcerico da dove era provenuta: "Ma nun è vero, Mà, nun fa la traggica, abbi pazzienza mo' torno a casa, magno un boccone leggero e me ripijo...".

Marzia non si arrese facilmente, e mentre Nicola parcheggiava la Multipla a 300 interminabili metri da casa, rincarò la dose: "Te ripiji un par de ciufoli, mo mica te crederai che te abboffi de pastasciutta e vai a stirà le zampe sotto le coperte, che ce sta da fa le pulizzie de Pasqua che è pure passata, rimette le tenne leggere in salone, portà fori quella jena de Cujo che ce se sarà magnato tutte le ciavatte e poi bisogna che me levi da lo studio tutti quei poster de quer ladro buffarolo de Cragnotti e de lo scudetto che ve sete dovuti rimagnà manco un anno dopo, che ancora me lo ricordo quanto hai rosicato eppure ancora te ce fai le pippe co lo scudetto de la Cirio".

Nicola schizzò fuori dalla macchina come un fulmine, aprì la portiera della multipla in un gesto che sembrava cavalleresco, poi prese Marzia per un braccio, la catapultò fuori con impeto rabbioso, e con l'alito ormai irimediabilmente appestato dagli effluvi dei Quattro Rutti in Pastella le urlò contro tutta la sua indignazione: " E no, a Marzia, stò sfreggio nun lo accetto, perché quanno avemo messo su casa ce lo semo detto mille vorte che lo stanzino de le scope era mio e io ce attacco che me pare... er fatto è che dopo avette scarrozzato pè tutta l'Aurelia pè vedette cotta come un rigatone, doppo esseme scarrozzato er contenuto de una intera ludoteca solo per gusto de faje pijà aria, doppo d'avè fatto la figura de esse un rappresentante de articoli da spiaggia appena sbarcato da un volo proveniente dallo Sri Lanka, er fatto è che sei na romanista schifosa e che ce stai a rosicà te che cappottino Sensi nun è in grado de esseje ma manco carzettone ar sor Cragno!tti, che quest'anno er trio de le meravije me pare er trio monnezza e pè voi Ferrari vor dìche annate a due all'ora...nun me poi venì a dì de smontà lo studio de li ricordi mejo che ciò da quanno sò nato... ".

Nicola si fermò subitaneamente, conscio della gravità della sua ultima affermazione; lesse negli occhi di Marzia lo stesso terrore che gli attanagliava lo stomaco, così distolse gli occhi, fissò sconsolato il cumulo di asset che affollava il portabagali e i sedili posteriori della Multipla, poi circondò le spalle della moglie con un braccio e le chiese: "Ce annamo assieme a vede er derby, eh, come tutti l'anni..."

"Certo Nicò, er derby cò tte nun me lo perderei pè gnente ar monno... intanto vado a preparà du rigatoni cò la pajata, che ancora nun ho diggerito l'insalatina de oggi a pranzo... che ce penzi tu amo' a portà su stè du cosucce, vero?"

Nicola assentì, si diresse verso il retro della Multipla ma prima di effettare il primo carico di suppellettili, si girò a vederla percorrere il viale illuminato dalla luna, pensando a quanto sarebbe stato bello rifilaje un 3 a 1 come quello dell'andata.

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