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Avventura numero 8 -- Via Montenapoleone --

Tutta via Montenapoleone lo sapeva, anzi forse lo sapeva pure tutta Milano hinterland compreso: la signora Mirella odiava Haziz.


Che la classe sociale dei due non fosse proprio la stessa era evidente: Haziz era arrivato in Italia da bravo clandestino, s'era fatto tutta la trafila dei pomodori, delle borse finte Fendi, aveva dormito sotto tutti i ponti di tutti i fiumi del belpaese, e probabilmente aveva anche spacciato quel po' di cocaina che serve per fare il salto di qualità.

La signora Mirella invece era figlia di una delle più antiche famiglie della media borghesia milanese, bauscia nell'anima, non aveva mai lavato un piatto, vestiva solo griffato, investiva in immobili comperati alle aste fallimentari che riaffittava a nugoli di immigrati clandestini a costi per camera inferiori solo alle tariffe dell'Hilton, partecipava al numero sufficiente di iniziative benefiche per essere annoverata tra i benefattori della Padania libera ma senza strafare, perché il troppo stroppia e dura minga dura no.

Ma il loro contrasto non era legato a differenze di classe.
Haziz tifava Juventus, beveva solo acqua Uliveto (e recentemente pure la Rocchetta, per omologarsi al recente battage pubblicitario), e ovviamente aveva personalizzato la carrozzeria della sua FiatPunto in una ardita coreografia di strisce bianconere.

La signora Mirella era interista da generazioni, aveva un abbonamento vitalizio alla tribuna VIP a due seggiolini di distanza da quello di Moratti e un attico con vista su Appiano Gentile che per dignità non affittava a nessuno.

Ma neanche la rivalità sportiva era la causa della ruggine tra di loro.

Haziz era musulmano, si inginocchiava regolarmente a Est tutte le volte che le Sacre Scritture lo prescrivevano, evitava la carne di maiale e credeva profondamente nella istituzione della poligamia, che praticava incessantemente in festini orgiastici da fare invidia ad un Club Prive'.

La signora Mirella pagava regolarmente da 40 anni il bollettino per essere iscritta alle Sorelle di Maria, andava a Messa ogni domenica mattina, portava il lutto per la scomparsa di Carol Woytjla e da sempre era fedele, se non nello spirito ma nel corpo sì, ai 130 chili che aveva sposato in solenne cerimonia religiosa al Duomo tanti anni prima, dopo 15 anni di casto e puro fidanzamento (anche se qualche lavoretto fuori ordinanza Satana ce lo aveva fatto scappare).

Ma nemmeno la religione poteva giustificare l'astio che lei provava per quell'individuo.

Per farla breve, tutto era nato poche settimane prima quando Haziz aveva deciso di investire i proventi delle sue attività da ex-clandestino in una lussuosa boutique grandi marche situata in via Montenapoleone proprio di fronte al salone espositivo delle griffe commercializzate da secoli dalla dinastia cui apparteneva la signora Mirella.

Regina incontrastata dei migliori abiti firmati della celebre via Milanese, Mirella in pochi giorni aveva visto decine di pullmann di giapponesi scaricare i danarosi acquirenti di fronte alle proprie vetrine per poi subito attraversare la strada, entrare nel negozio di Haziz ed uscirne con le braccia cariche di shoppers trabboccanti tailleurs, cappotti, pantaloni, gonne di tutte le fogge, marca e colore.

Era iniziata da subito una aspra faida fatta di ribassi al collasso, volantinaggi con hostess al limite dell'infarto, iniziative turistiche con visita guidata all'interno del negozio, insomma per giorni e giorni si erano buttate sul campo di battaglia tutte le armi, lecite o meno, di cui entrambi erano capaci di disporre.

Ma per quanto la signora Mirella avesse fatto, la diaspora, anzi l'emorragia di clienti era stata inevitabile e la ragione era evidentissima: Haziz riusciva sempre a proporre dei prezzi molto migliori dei suoi.Se lei faceva uno sconto del 5% lui lo faceva del 10, se lei ribassava al 15 lui arrivava al 25, se lei liquidava, lui svendeva come se stesse per chiudere.

La situazione precipitò il giorno in cui la signora Mirella vide due delle sue migliori clienti, nonche' consorelle del Sacro Cuore di Maria e ardenti tifose dell' Inter, sostare in fila per un'ora fuori del negozio di Haziz per poi uscirne con l'intero guardaroba autunno estate primavera inverno 2006; a quel punto Mirella perse tutto il suo nobile aplomb, e si precipitò nel negozio di quello sfacciato arrogante delinquente usurpatore gran figlio di una cammella a chiedere spiegazioni.

Si ritrovò di fronte un disarmante sorriso da peccatore reso ancora più smagliante dal nerofumo dello sfondo epiteliale, che anzichè risentirsi dell'invasione, la invitò subito ad accomodarsi sulla accogliente poltroncina di un piccolo prive' elegantemente arredato in fondo al negozio, dove troneggiava una gigantografia di Jenna Jameson a cosce spalancate fronteggiata da una sagoma di cartone 3D raffigurante un Del Piero colto da una improvvisa crisi mistica di fronte a non si sa quale miracolo divino (o di acqua...)

La signora Mirella fece seguire l'espressione di malcelato disgusto da un'aria battagliera, e attaccò frontalmente: "Ohe, testina di moro, io non so a che gioco stai giocando, ma se questa storia non cambia, qui facciamo altre Cinque Giornate di Milano... io non lo so al paese tuo come siete abituati, ma qui non ti puoi mica permettere di prezzare un capolavoro di valentino a 200 euro quando io lo compro direttamente al suo atelier allo stesso prezzo..."

Haziz giunse le mani guarnite da tutta una serie di anelli d'oro che manco il papa (pace all'anima sua), e con una calma ascetica rispose: "Mia cara signora, io faccio i miei affari in piena legalità, e non vedo perché in un paese democratico e liberale come il vostro questo non debba essere possibile"

"In piena legalità?" ribatte' inviperita da tanta sfacciataggine la signora Mirella "Ma la vorrei vedere la piena legalità che non c'hai nemmeno er permesso de soggiorno, e poi come minimo manco paghi le tasse..."

"Eh, no, signora mia, io il permesso di soggiorno ce l'ho... e' vero, le tasse non le pago, ma e' proprio questo che mi permette di effettuare dei prezzi così competitivi senza essere illegale..."

Ora la signora Mirella era tutto fuorchè una sprovveduta negli affari, anzi, era proprio grazie al suo pallino per il commercio che le era stata affidata l'attività di famiglia; ciononostante, l'affermazione apparentemente farfugliante del suo antagonista la lasciò talmente perplessa che l'aria bellicosa scomparve quasi d'incanto dal suo volto, sostituita da una genuina curiosità: "Questa davvero non l'ho mai sentita..."

Haziz assunse la stessa aria paternalistica che di solito usava tanto per parlare del Corano con i miscredenti quanto per far capire ad un qualsiasi gruppo di tre o quattro fotomodelle quanto il sesso di gruppo (con lui) facesse bene alla pelle: "Vede signora Mirella, io acquisto la merce e non la pago, e allo stesso modo, pur emettendo regolare scontrino fiscale per ogni acquisto che viene fatto nel mio negozio, poi non pago le tasse..."

Trionfante, Mirella esclamò: "Aha, alla faccia della legalità, evasore e cattivo pagatore..."

Ma Haziz troncò di netto l'esternazione della ringalluzzita signora e stupito per tanta ottusità, si permise il lusso di una lezioncina di economia contemporanea: "Lei non ha capito niente... vede, io alla fine dell'anno avrò una società piena di debiti, con i fornitori ma soprattutto con l'erario... a quel punto lo studio commercialista Hassan, da cui mi servo per gestire la mia azienda, per poter salvare la mia società dal fallimento e quindi i posti di lavoro delle commesse eccetera eccetera, chiederà all'erario l'applicazione di una transazione per poter pagare i debiti in 20 anni.... una dilazione insomma... non so se ha presente la vicenda Lotito con la Lazio... nel frattempo i capitali incassati e opportunamente investiti mi consentiranno di transare anche con i fornitori, che pur di riprendere qualcosa preferiranno non intentare cause di alcun genere... tutto regolare, insomma.... anzi, visto che comunque ho intenzione di investire in altri settori e quindi non mi preoccupo di svelarle questa piccola strategia, mi chiedevo come mai non facesse così anche lei..."

Mirella riprese fiato, mentre mentalmente la sua capacità imprenditoriale elaborava le poche ma preziose informazioni appena ricevute, poi fece un sorriso di circostanza e si accomiatò dal suo ospite.

Appena arrivata in negozio, licenziò il suo commercialista ed espose in vetrina un colossale sconto del 70% su tutta la merce.

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