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Avventura numero 20 -- Pennichella domenicale --

Il paese si stendeva placido e pigro rosolandosi al sole di una delle giornate di primavera piu' calde dell'ultimo millennio.

La pace domenicale, nell'ora tradizionalmente dedicata alla pennica, venne turbata da un fragoroso scoppio che fece sobbalzare prima la prominente pancia, e poi tutto il corpo di Oreste, che aveva appena trovato la giusta posizione sulla sdraio a due posti piazzata strategicamente al riparo ombroso di un gigantesco pino che godeva di una ottima esposizione trifacciale alla leggera brezza.

Oreste emerse a fatica dalla posizione orizzontale, dirigendosi spedito verso la rete divisoria che separava la sua villetta bifamiliare da quella del noto uomo politico locale che anni addietro aveva deciso di stabilirvi la propria residenza. Man mano che si avvicinava, una nuova serie di colpi gli trapano' i timpani, risvegliandolo del tutto dal sacro torpore e alimentando una sana follia omicida resa evidente dal tendersi del fascio di nervi che gli disegno' un graffio on relieve sul collo taurino.

Quando scosto' i rami di una begonia per scrutare nel confine vicino, Oreste strabuzzo' gli occhi vedendo che la causa di cotanto fracasso era il solitamente taciturno e quasi invisibile Arsen, un tuttofare rumeno che ovviamente privo di regolare contratto si occupava di tenere in ordine la vasta tenuta patronale.
Arsen imbracciava un fucile che aveva tutta l'aria di essere vero, e sparava con precisione ritmica verso un cespuglio poco lontano proeittili che sembravano altrettanto veri.

Oreste perse gran parte della sua baldanza, ma sorretto dal bisogno di godersi il meritato riposo domenicale, trovo' il coraggio di rivolgersi al rumeno confidando della pausa tra una scoppiettata e la susseguente...

"Arsen, ma che succede? Mi stavo facendo un riposino... Ma ti pare questa l'ora de tira' ai fagiani? Che poi siamo pure fuori dalla stagione di caccia..."

Arsen, sorpreso dall'interruzione, quasi si impallino' il piede, poi ripose l'archibugio appoggiandolo ad un vicino albero, e si fece dappresso alla recinzione.

"Arsen non spara fagiani, ma a fotografi"

"Come ai fotografi, Arsen, ma dove li hai visti sti' fotografi"

"E' tutto il giorno che girano attorno, e il padrone s'e' stufato e mi ha detto di mandare via loro, ma loro non andare, allora io sparare"

"Ma non ti pare un tantino esagerato, se ne becchi uno ti rimpatriano Arsen, ma chi te lo fa fare..."

"Padrone si incazza perche' lui in compagnia e quando in compagnia non vole foto che poi foto vanno a giornali e giornali scrivono cosa brutta e padrone non vole cosa brutta"

"Si capisco, ma pure il padrone, e' sposato, ha famiglia, ha figli, ma che compagnia si va a cercare, hai visto Berlusconi che per fare una festicciola lo hanno spacciato per un birbante sciupafemmine..."

Arsen si avvicino' alla rete e con fare furtivo a quel punto sussurro': "Qui niente femmine, padrone non interessa femmine... qui solo omi, grandi e grossi.."

Oreste strabuzzo' gli occhi e trattenne a stento una risata che spontanea gli sgorgava in gola al pensiero dell'enormita' che gli aveva appena confidato Arsen. Curioso come una comare al mercato, allora, cerco' di liberarsi del rumeno cercando di convincerlo a desistere dal proposito di sforacchiare qualche deretano con il rischio di ritrovarsi alla dogana in pochissime ore.

Arsen scrollo' le spalle e annui', poi si accomiato' dal vicino con un saluto incomprensibile, e si allontano' dalla rete divisoria.

Ormai Oreste era in piena fregola di scoprire quanto accadesse nella adiacente magione, per cui dimentico' la tanto agognata pennichella, corse in casa, si armo' di Nikon con zoom telescopico e comincio' a strisciare lungo la recinzione alla ricerca di un punto di osservazione che gli consentisse di spiare il tanto evidentemente poco onorevole vicino.

Giunto all'estremo limite della rete, si mimetizzo' improbabile dietro una Yucca gicantesca, e graffiandosi il volto con le foglie acuminate, inquadro' il retro della villa del suo vicino.

Lo zoom gli riporto' la surreale scena di un campo di calcetto improvvisato, con borse e altri oggetti a formare i pali di improbabili porte, sul quale, sotto il sole cocente, 10 assatanati stavano evidentemente giocando una partita tra amici.

Il suo famoso vicino, addobbato come un albero di natale - un completo originale della squadra del cuore, rigorosamente acetato - era evidentemente il piu' esagitato della compagnia, e correva sbracciandosi come Falcao e sventolando un riporto lunghissimo - di cui nessuno conosceva l'esistenza, perche' evidentemente mistificato da parrucchino - come la bandiera nazionale alle parate in piazza.

Tra il deluso e il divertito, Oreste stava per immortalare le sequenze piu' esilaranti, quando tra le maglie della rete fece capolino la doppietta di Arsen, dietro alla quale il rumeno aveva piu' le sembianze di Rambo che quelle del consueto, placido bracciante.

"Tu volere che io fare te dormire per sempre all'ombra di yucca?"

Nonostante la mole, Oreste schizzo' via come un fringuello e dopo pochi secondi era tornato a quattro di bastoni sulla sua sdraio, cercando di convincersi di aver fatto un brutto sogno, mentre lontano riprendevano, a intervalli regolari come i rintocchi della campana del paese, gli scoppi delle fucilate di Arsen.

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